Hans Heyer e Markus Winkelhock, due storie lontanissime ma unite da un filo rosso; due piloti di Formula Uno, entrambi tedeschi, che hanno avuto una sola occasione. Tutti e due – in modo diverso e alternativo – l’hanno sfruttata per entrare nella storia
A Ruthin, Denbingshire, c’è una lapide che ricorda Tom Pryce; è fatta in bronzo, un bassorilievo che oppone i placidi paesaggi del Galles all’aggressiva riproduzione di due Formula Uno. In mezzo c’è lui, Tom Pryce, uno dei più sensazionali talenti dimenticati delle corse d’auto.
Il 12 dicembre del 1985, in una clinica di Londra, un uomo siede in sala d’attesa. Non ha una bella cera, da qualche tempo accusa problemi respiratori e un amico l’ha convinto a farsi visitare; a un tratto l’uomo si accascia, lo soccorrono ma non c’è nulla da fare. L’amico che l’ha convinto a farsi vedere è Keith Richards, e lui è Ian Stewart
La storia di South è uno degli esempi più fulgidi del concetto di sliding doors, ovvero di come una circostanza, a prima vista insignificante, possa avere incredibili ripercussioni se giudicata a posteriori
McEnroe ha più talento ma giocare con Borg è come farsi prendere a martellate. E se Borg è un martello pneumatico, McEnroe invece è una lama affilata: un taglio qui, un taglio là e all’improvviso sei ricoperto di sangue. Anche se le ferite non sono tanto profonde, alla fine… muori dissanguato