Il Gran Premio di Montecarlo di Formula 3 si correva nello stesso fine settimana di quello della massima formula; fino agli Novanta fu forse la vetrina più prestigiosa per i giovani piloti. Nel 1970, a vincere fu Tony Trimmer, un riccioluto ragazzo del Berkshire.
Per capire l’importanza di quella gara basta considerare un fatto: da quando fu istituita, fino al 1981, tutti i giovani vincitori approdarono in breve tempo in Formula 1. Tutti tranne uno: Tony Trimmer.
Tony si era affacciato al mondo degli sport automobilistici partendo dal basso, come meccanico. La sua abilità come riparatore era riconosciuta, tanto che il suo debutto in gara avviene proprio mettendo le mani su una vecchia Brabham incidentata. Tony Trimmer la aggiusta, la modifica e la rende idonea per le gare di Formula Ford. Risultato: la macchina è così efficiente che quasi Tony vince il campionato.
Pupillo di Frank Williams, allora ancora lontano dal grande successo, corre in Formula 3 ripetendo le stesse tappe; stavolta è una Brabham BT28 a beneficiare delle sue cure. Il trattamento è talmente efficace che Tony – oltre che a Montecarlo – vince pure il Campionato britannico.
E allora perché la stella di Tony Trimmer non è mai riuscita a brillare anche su palcoscenici più importanti? Difficile dirlo, se consideriamo che anche il geniale Colin Chapman lo avesse in grande considerazione. Certo è che Tony non aveva grandi sponsor e disponibilità economiche alle spalle.
Quando, dopo il trionfale 1970, il passaggio in Formula 2 pareva cosa fatta, il regolamento sugli sponsor cambiò; finalmente era possibile sfoggiare pubblicità anche nelle formule minori. Sicuramente un passo verso le competizioni moderne, tuttavia una mezza sciagura per Tony Trimmer. Piloti altrettanto forti, ma anche meno dotati, si accasarono coi team maggiori in virtù di questioni economiche.
A quel punto per Tony Trimmer inizia una sorta di purgatorio in tante formule minori; un vagabondaggio tra Formula 5000, Formula Uno inglese e gare non valide per il Mondiale. Ma la cosa più incredibile è come da questo girovagare scaturisca uno dei record più bizzarri della storia. Nonostante Trimmer piloti Formula Uno di ben 24 scuderie diverse e tenti la qualificazione in sette Gran Premi, non riuscirà mai a debuttare nel Campionato del Mondo.
Ma andiamo con ordine; nel 1971 Tony riesce a calarsi nell’abitacolo di una Formula Uno svariate volte. Alla Corsa dei Campioni di Brands Hatch e a quella di Hockenheim in memoria di Jochen Rindt guida addirittura la Lotus 72. Gli va male entrambe le volte; la seconda addirittura non parte perché deve cedere la vettura al compagno di squadra. Allo Spring Trophy a Oulton Park gli danno una Lotus 49; la vettura arriva direttamente da un’esposizione, ma lui la piazza al sesto posto.
Nel ’72 va vicino a bissare il successo monegasco in Formula 3, e l’anno dopo corre di nuovo la Corsa dei Campioni. Stavolta è Frank Williams ad affidargli la Iso, una vettura ostica a detta di tutti. Tony si supera e alla fine è quarto. Purtroppo, però, nessun grande team nota le sue qualità e per il debutto nel Mondiale Trimmer rimedia solo una Maki per il 1975.
L’auto è nota come una delle più terrificanti Formula Uno di ogni epoca, e non solo per l’aspetto bislacco. La squadra è giapponese, guidata da Kenji Mimura e viene portata al debutto in Gran Bretagna dall’esperto Howden Ganley. Il pilota non riesce a qualificarsi, ma gli va peggio in Germania, nella gara successiva. Qualcosa si rompe e Ganley esce di strada e si frattura le gambe.
Tony Trimmer è più fortunato a non farsi male, ma i risultati sono gli stessi; partecipa quattro volte alle qualifiche, rimediando sempre distacchi da calendario. Non solo rimane ben lontano dalla qualificazione, ma ogni volta qualche pezzo si rompe e Tony esce miracolosamente illeso. In Giappone la misura si colma.
È la celebre gara del ritiro volontario di Lauda e del Mondiale vinto da Hunt; proprio quella immortalata nel film Rush.
Nelle retrovie, però, si pensa solo a lottare per la qualificazione, lontani dalla ribalta. La Maki non viene pronta in tempo: per permettere a Trimmer di entrarci dentro i meccanici la prendono a martellate. È troppo pure per quei tempi e gli altri manager si riuniscono, decidendo la messa al bando della Maki, ritenuta troppo pericolosa.
Potrebbe essere la sliding door giusta per Tony Trimmer. Rimasto a piedi, viene avvicinato dalla Shadow che gli offre un volante per la gara. La nera monoposto americana non è un fulmine di guerra, ma in confronto alle auto a cui è abituato Tony pare un missile. Per l’unica volta in carriera il pilota ha la reale possibilità di giocarsela. E invece anche questa volta il diavolo ci mette la coda, in un modo beffardo.
Lo sponsor giapponese si mette di mezzo e l’accordo salta; è forse l’unica occasione in cui Tony Trimmer gode di un appoggio economico, e proprio questo fatto gli impedisce di gareggiare. Da allora i tentativi di Tony saranno ancora due, con una Surtees e con una McLaren, ma ormai il pilota pare quasi convinto che un disegno superiore gli impedirà l’agognato debutto.
Le grandi soddisfazioni Tony se le toglierà sempre stringendo il volante di una Formula Uno, ma ogni volta in gare collaterali.
Nel 1978, a Silverstone, sotto un diluvio mai visto partecipa al BRDC International Trophy; con la vecchia e gloriosa McLaren M23 sopravvive all’inferno d’acqua e alla fine va addirittura sul podio, anche se doppiato, con Rosberg e Fittipaldi.
Ancora meglio va nel Trofeo Shellsport e nella Formula Uno inglese. Nel primo vince il Campionato 1977 con una Surtees, nel secondo domina l’annata del ’78, sempre con la McLaren. Con una vecchia Fittipaldi sarà di nuovo secondo in Formula Aurora nel 1982.
I rimpianti per non avere mai avuto una vera chance in Formula Uno sono tanti, tuttavia Tony Trimmer fa parte di quei piloti che corrono per il piacere puro. E così l’inglese continua a girare per circuiti anche quando la quarantina è superata da un pezzo. Corre – senza fortuna – a Le Mans, tenta la Formula 3000 a quarantasei anni.
Inoltre, molte squadre della massima formula, anche di vertice, lo chiamano per collaudare le proprie monoposto. E così Trimmer mette insieme il suo assurdo record; guida la Brabham, la Williams, addirittura la SuperAguri; ma anche rarità come la Connew, la Safir e la Maki.
La sua è una storia di ostinazione che non viene coronata nemmeno dalla piccola soddisfazione di aver preso il via di un Gran Premio; una soddisfazione che non viene negata a piloti sicuramente di minor talento. Eppure, Tony Trimmer può vantare un palmarés di spessore e – soprattutto – di essere sopravvissuto a un numero incredibile di cedimenti strutturali e incidenti. Il tutto in un’era in cui farsi molto male, in Formula Uno, era tutt’altro che difficile.