Tra i grandi artisti del Cinquecento ce nβΓ¨ uno che Γ¨ allievo e amico intimo di Michelangelo, tanto da eguagliarlo quasi nellβabilitΓ di pittore e scultore. Si chiama Daniele Ricciarelli e la sua βDeposizioneβ, per dire, sarΓ studiata per secoli e ammirata da Caravaggio e dal Vasari. Tutti lo conoscono come Daniele da Volterra, ma passerΓ alla storia col soprannome infamante del βBraghettoneβ.
Nel gennaio del 1564, a Trento, sono riunite delle persone dedite al soprannaturale per discutere del βGiudizio Universaleβ di Michelangelo Buonarroti, forse il piΓΉ grande capolavoro della storia dellβarte. Non ne discutono come faremmo io e voi davanti a una birra. No, stanno decidendo tra due opzioni: distruggere quellβoscenitΓ blasfema o farla solo deturpare.
Quelle persone, infatti, si riuniscono in cittΓ da anni per il Concilio di Trento, quello che darΓ vita alla Controriforma.
CiΓ² che si decide a Trento Γ¨ lβesempio perfetto di quel che capita quando si mette a nanna la razionalitΓ per lasciare spazio al bigottismo e alla cieca superstizione: nulla di buono. Alla fine, la decisione Γ¨ che lβopera di Michelangelo sopravviverΓ , ma che le parti piΓΉ scandalose verranno opportunamente nascoste alla vista dei fedeli.
E qui entra in scena Daniele da Volterra, il Braghettone.
I prelati facinorosi aspettano che Michelangelo passi a miglior vita prima di agire. ChissΓ , forse temono che lβenergico artista, anche se molto anziano, possa andare casa per casa e pestarli come sale fino.
Dopotutto, se lo meriterebbero. Nel 1565, perΓ², passano allβazione e incaricano Daniele di lavorare alla censura del βGiudizio Universaleβ.
Daniele Γ¨ cosΓ¬ amico di Michelangelo da essergli stato vicino fino alla morte. Ne ha scolpito un bellissimo busto e perfino fatto la maschera funeraria. Addirittura Γ¨ andato ad abitare a casa sua con la promessa di restaurarla. Ha cosΓ¬ tanto rispetto per i capolavori del Maestro che gli riesce il miracolo, lβunico di questa storia.
La Chiesa vorrebbe distruggere lβaffresco, o almeno stravolgerlo mettendo in ombra i capolavori anatomici di Michelangelo. Daniele da Volterra, invece, si arrampica sulle impalcature come aveva fatto il suo maestro e lavora di fino. Dipinge veli, mutandoni, braghe e copre le nuditΓ piΓΉ evidenti, ma riesce a farlo con mano talmente leggera che il capolavoro ne esce tutto sommato bene.
Certo, il pittore deve farsi violenza per intervenire con lo scalpello sullβopera di Michelangelo, ma la sua azione salva quel grande capolavoro, consegnandolo ai posteri β che saremmo noi, eh β in barba agli ottusi dettami della religione. Nei secoli il βGiudizioβ vedrΓ altre censure, piΓΉ pesanti ma anche piΓΉ goffe, tanto che sarΓ possibile rimuoverle nel restauro concluso nel 1994.
I braghettoni di Ricciarelli, invece, sono ancora lΓ¬ e Michelangelo deve al suo allievo non pochi favori, visto che non solo salva la sua opera piΓΉ grande, ma ci consegna anche lβidea delle sue fattezze nel busto bronzeo e in un ritratto nella suggestiva βAssunzione della Vergineβ, dove Michelangelo appare come un apostolo che indica la Madonna.
Come sempre, perΓ², le buone azione non possono restare impunite e Daniele da Volterra passa alla storia come il Braghettone, un soprannome che ne sancisce una sorta di disprezzo per secoli.
Non solo, lβodioso nickname ne mette in ombra da una parte il merito del salvataggio dellβopera, dallβaltra la sua grande statura di artista.
SΓ¬, perchΓ© prima dellβincontro con Michelangelo, croce e delizia della sua vita, Daniele ha studiato con grandi maestri come Giovanni Antonio Bazzi, detto il Sod0ma, Baldassarre Peruzzi e Piero Buonaccorsi, detto Perin del Vaga (da non confondere col disneyano Paperin del Vaga). Γ stato soprintendente dellβarte vaticana, sotto la diretta influenza del papa.
Michelangelo lo stimava talmente da dargli dei suoi disegni, da cui Daniele trasse diverse opere. Il suo βDavide che uccide Goliaβ Γ¨ cosΓ¬ bello ed energico che per secoli Γ¨ stato attribuito a Michelangelo ed Γ¨ ora al Louvre. La sua βStrage degli Innocentiβ Γ¨ una delle opere piΓΉ drammatiche ed evocative della storia dellβarte, un capolavoro di dinamismo che nulla ha da invidiare a Michelangelo stesso.
I suoi schizzi, di cui vi propongo una piccola selezione, bastano a rendere lβidea della sua incredibile tecnica nella parte piΓΉ pura dellβarte, il disegno.
Insomma, la storia di Daniele da Volterra somiglia per una volta a quelli di tanti eroi da film. La storia di un artista dal talento sopraffino che, pur di salvare il capolavoro del suo maestro, ha gettato via lβorgoglio e si Γ¨ caricato sulle spalle una responsabilitΓ infamante che gli ha rovinato la reputazione per i secoli a venire. Una reputazione che oggi si cerca giustamente di ripulire.
Daniele se ne va nel 1566, appena due anni dopo il suo amico e Maestro, un anno dopo aver dipinto le celebri braghe. Dopo quasi cinque secoli direi che sarebbe ora di celebrare la sua arte come merita e di dimenticare il suo soprannome.
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