Andrea La Rovere

Ci sono storie bellissime ma sconosciute, fino a quando qualcuno non le racconta

Racconto: “L’omino di Abbey Road”

Racconto: “L’omino di Abbey Road”

Avete mai fatto caso a quell’omino vicino al pulmino della polizia, dietro ai Beatles che attraversano la strada ad Abbey Road? Quell’uomo si chiamava Paul Cole ed era un americano in vacanza a Londra.

La moglie aveva voluto visitare l’ennesimo museo e lui non ne poteva più, in fin dei conti era americano, non c’era abituato. Allora era andato a passeggiare e si era imbattuto nei Beatles che attraversavano la strada per scattare la foto di copertina di Abbey Road.

Paul aveva assistito a una delle scene cult del Novecento, senza accorgersene. E non se ne era accorto nemmeno quando la moglie gli aveva portato a casa il disco, l’anno dopo, rifutandosi sempre di ascoltarlo. Il mio racconto si ispira liberamente a questa storia vera.

*****

“Dio del cielo, fa vedere un po’… ma quello sono io!”
“Paul, ti ho detto di andarci piano con la birra, e ridammi il disco, mi serve!” disse la donna, risoluta, togliendo di mano al marito il vinile di “Abbey Road”.
“Ma sono io, ti dico!” insisteva l’uomo.

𝐴𝑏𝑏𝑒𝑦 𝑅𝑜𝑎𝑑, 𝐿𝑜𝑛𝑑𝑟𝑎, 8 𝑎𝑔𝑜𝑠𝑡𝑜 1969

Fa un caldo appiccicoso, a Londra.
Un uomo si aggira per le corsie del British Museum, tentando di snodarsi la cravatta; pare gli manchi l’aria. Finalmente trova l’uscita, sotto lo sguardo sorpreso di chi fa la fila per entrare. Paul ora respira: sono giorni che la moglie lo trascina in tutti gli accidenti di musei di Londra. Sono stati alla Tate, a vedere incomprensibili quadri di bufere di neve e di donne annegate, al museo di storia naturale, dove c’erano solo ossa e cadaveri mezzi smozzicati e ora ci mancava il British, con tutta quella robaccia vecchia.

La “Swingin’ London”, stavolta la moglie l’aveva fregato: “Guarda, è pure in copertina su ‘Time’, è il posto dove andare!” Ma l’anno prossimo avrebbe deciso lui, sarebbero andati in Florida, o magari in Colorado, dove girano quei bei film western, roba da veri americani come Paul.

L’uomo si guarda attorno: le vie di Londra gli sembrano un giocattolo per bambini, così strette e con tutte quelle vecchie case, non è certo come stare nella main street del suo bel paese in America! Paul cammina per un po’, quasi a caso; fa caldo, quel che ci vuole è un po’ d’ombra e magari attaccare bottone con qualcuno. Paul in questo è uno specialista, fa il venditore e sarebbe capace di piazzare il ghiaccio pure in Lapponia, se sapesse dov’è.

Il poliziotto nella sua vecchia Morris è quello che fa per lui: qualche chiacchiera sul caldo, due battute sul traffico di Londra e magari quella mezza matta della moglie si sarà sbrigata, a perdere tempo al museo.

“E quei quattro che passeggiano avanti e indietro per la strada? Ma che diavolo fanno?” fa a un tratto Paul all’agente. Il bobby lo guarda sbigottito, ma l’uomo non ci fa caso e continua: “Questi maledetti capelloni, noi a lavorare per campare gente come loro, e quelli se ne vanno a spasso come cret*ni!”
“Guardi che in quell’edificio ci sono gli studi di registrazione di Abbey Road” gli fa il questurino, poco convinto.
“Studi di registrazione? Ma davvero? E cosa sono, una specie di anagrafe? Glielo dico io, che ho girato tutto il Mid West, quelli hanno qualche rotella che non gira dalla parte giusta!”
“Ma… ma quelli sono i…” prova a dire l’agente, che è lì per fermare il traffico per il tempo degli scatti, ma Paul l’interrompe: “E quello? Guardi quello col vestito grigio! Che fa, si toglie le scarpe… roba da matti, riportatemi a casa mia!”

La scena va avanti ancora per un po’, con John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr che continuano ad attraversare la strada, a ridere e scherzare come fossero semplici ragazzi e non gli artisti che hanno cambiato il mondo.
Paul rimane per un po’ a godersi l’ombra e quello spettacolo, incomprensibile e bizzarro, poi si risolve a tornare verso il museo, ben deciso a recuperare la moglie tra mummie e vecchie pietre con scritte illeggibili.

𝑃𝑒𝑛𝑠𝑎𝑐𝑜𝑙𝑎, 𝐹𝑙𝑜𝑟𝑖𝑑𝑎, 𝑢𝑛 𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑑𝑜𝑝𝑜

“Che mi venga un accidente, Paul, sei davvero tu!” disse la donna, poggiando la lente con cui aveva studiato la foto.
“Te l’ho detto, – rispose lui, sornione – Quei quattro stupidi, pure sulla copertina di un disco, li hanno messi!”
“Beh, io devo imparare una canzone, Henrietta mi ha chiesto di suonarla all’organo, al matrimonio della nipote. Che dici, lo vogliamo ascoltare insieme?”
“Quella robaccia? – fece Paul, infilandosi la giacca a quadri – Piuttosto crepo! Vado a farmi una birra di radici con Bob” e infilò la porta sul retro della loro bella casetta tutta di legno.

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