Andrea La Rovere

Ci sono storie bellissime ma sconosciute, fino a quando qualcuno non le racconta

LE STORIE DEGLI IMPERATORI: Claudio, from zero to hero

LE STORIE DEGLI IMPERATORI: Claudio, from zero to hero

Tutto inizia con una scena scespiriana. Il 24 gennaio del 41, mentre assiste ai “Ludi Palatini”, l’imperatore Caligola – ormai fuori controllo (e, diciamolo, di testa) – viene fatto rientrare in fretta a palazzo.

Lì si consuma il suo assassinio, culmine dell’ennesima congiura ai suoi danni. Dietro una tenda, terrorizzato all’idea di fare la stessa fine, si nasconde un uomo: Tiberio Claudio Druso o, più semplicemente, Claudio.

Ma chi è Claudio, e perché teme gli facciano la pelle?

Claudio è lo zio di Caligola, quel bel giovane che appena eletto la folla acclama come “stella” e “pulcino” e che, dopo appena quattro anni di potere sregolato, tutti vogliono morto. Claudio è però anche fratello di Germanico, nipote di Marco Antonio e imparentato alla lontana con Augusto.

La sua vita, nonostante la posizione invidiabile, è stata per cinquantatré anni un vero inferno. Claudio soffre di una serie di disturbi che ne minano fisico e mente; ha tremori alla testa, le gambe spesso gli fanno cilecca, balbetta e pare non abbia il completo controllo degli arti.

Antonia Minore, tenera mammina pancina, lo ritiene un “mostro d’uomo, non compiuto, ma solo abbozzato dalla natura” e lo usa come termine di paragone: “quello è più scemo di Claudio!” Augusto, pur stimandone l’intelligenza, non gli affida mai nessun compito e così fa Tiberio. Tutti cercano di tenerlo nascosto, tanto se ne vergognano, al punto che in diverse occasioni Claudio compare con un cappuccio che lo copre manco fosse un cantante trap di “Amici”.

Claudio, in realtà, è schiacciato dalle grandi personalità che lo circondano, è il tipico vaso di cristallo in mezzo a quelli di ferro, ma cela grandi qualità.

Scrive numerose opere storiche e letterarie, tutte perdute, ed è a suo modo piuttosto fedele anche a chi non lo considera. A palazzo fanno a gara per metterlo in ridicolo: Caligola prima lo vuole console, poi lo umilia in tutti i modi. Manco fossimo all’asilo, durante i banchetti gli astanti gli tirano addosso noccioli di olive e datteri.

Più volte la scienza moderna ha cercato di capire quali mali affliggessero Claudio. Si è pensato alla polio, alla distonia, a una paralisi cerebrale infantile e alla sindrome di Tourette. Fatto sta che, quando prenderà il potere, a Claudio passeranno quasi tutti i disturbi, facendo pensare a un certo contributo psicologico.

Sì, perché quel giorno, quando i congiurati lo traggono a forza dal nascondiglio, non lo vogliono uccidere, ma acclamare Imperator. A quasi 54 anni, Claudio, la vergogna della dinastia Giulio-Claudia, è imperatore.

Al suo posto, diciamolo pure, appena preso il potere ci saremmo vendicati di cinquant’anni di umiliazioni. Lui invece decreta grandi onori ai suoi avi, da Livia Drusilla a Tiberio, fino a Marco Antonio. Perfino all’aguzzino Caligola risparmia la damnatio.

Claudio viene messo al potere per avere un fantoccio da manovrare, e invece il quarto imperatore di Roma, il primo nato fuori dall’Italia, si rivela un uomo di potere eccellente.

Claudio si trasforma: risana le casse disastrate da Caligola, riorganizza l’apparato statale e realizza opere grandiose, come il porto di Ostia, un imponente acquedotto e la bonifica del lago del Fucino. Estende la cittadinanza romana nelle province e, forse ansioso di coprirsi di gloria militare, conquista parte della Britannia, dando seguito ai progetti di Caligola.

Certo, a parte il titolo di Britannicus, la conquista dell’isola è un po’ come quando anziché la bustarella ti regalano una pianta: porta solo rogne (e un po’ di miniere).

Claudio, però, ha anche dei difetti: è fin troppo generoso coi liberti, mangia e beve come un abruzzese a Ferragosto e – soprattutto – sceglie sempre la donna sbagliata.

Dopo due mogli che la storia ricorda poco, sposa nientemeno che Messalina. Qui non si fa del moralismo, per carità: se Messalina amava ciufolare con chi voleva faceva solo bene e farla passare per una poco di buono denota il solito maschilismo tossico degli storici.

Vero è, però, che la donna è ambiziosa e – in un modo goffo che le si ritorce contro – complotta per fargli le scarpe. Alla fine, chi si ritrova col cu*o per terra è proprio lei. Claudio, allora, per non farsi mancare nulla, si fa convincere da Agrippina che lei è quella giusta: peccato che sia anche sua nipote. L’imperatore, un po’ come farà Enrico VIII, cambia le leggi pur di impalmarla e avrà modo di pentirsene.

Agrippina, oltre che essere estremamente intelligente, è anche madre di Lucio Domizio Enobarbo, per gli amici Nerone, figlio che non vede l’ora di vedere seduto al posto di Claudio.

E, proprio approfittando della gola dell’imperatore, Agrippina gli agevola il trapasso facendogli fare una scorpacciata di funghi velenosi. Certo, manca la “pistola fumante”, ma gli storici sono concordi nel risolvere il cold case della morte di Claudio come avvelenamento.

Roma perde Claudio, imperatore che ha sorpreso tutti, e si ritrova una coppia piuttosto bizzarra: Agrippina e Nerone. Ne vedranno delle belle.

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