Andrea La Rovere

Ci sono storie bellissime ma sconosciute, fino a quando qualcuno non le racconta

Jackie Stewart, l’inventore della Formula 1 moderna

Jackie Stewart, l’inventore della Formula 1 moderna

Jackie Stewart è uno dei più grandi personaggi della storia della Formula 1. Tre titoli mondiali vinti e ventisette vittorie nei Gran Premi, ma soprattutto il grande impegno per la sicurezza.

Jackie Stewart pare da subito un predestinato; il padre lavora nell’automotive ed è un discreto pilota di moto, il fratello Jimmy arriva a correre anche in Formula 1 negli anni ’50. Jackie da subito respira la puzza di benzina e apprende i fondamentali della guida e della meccanica. Tuttavia, all’inizio di dedica al tiro al piattello.

Il ragazzo è un piccolo campione, tanto da essere selezionato come riserva alle Olimpiadi del 1960 a Roma. Il richiamo dei motori, però, non tarda a farsi sentire e Jackie inizia a correre. Il giovane è dotato di una eccezionale velocità naturale, ma possiede in grande quantità una dote meno diffusa nel mondo delle corse: un’incredibile intelligenza.

Stewart va subito forte e Ken Tyrrell, manager dal fiuto geniale, fa il colpo della vita: lo mette su una Formula 3 e quello immediatamente stacca Bruce McLaren, all’epoca già grande pilota della massima categoria. Bruce non ci sta e gira fino a quando è più veloce di Stewart, ma allo scozzese basta tornare in pista per batterlo di nuovo.

Jackie domina la Formula 3 e tutti lo vogliono in Formula 1, ma lui vuole fare le cose con calma e aspetta per debuttare il 1965, con la BRM.

Nel ’64, però, corre la sua prima gara in Sud Africa, al posto di Clark con la Lotus. Il Gran Premio non è valido per il Mondiale ma ci sono tutti i grandi: Stewart segna subito la pole position, ma si deve presto ritirare. La gara è però suddivisa in due manche e Jackie vince con facilità la seconda.

L’esordio ufficiale è ancora più strabiliante.
Alla prima gara dell’anno, a East London, Stewart è sesto. Alla seconda è sul podio e alla terza è già secondo. Nelle prime sei gare della carriera Jackie va sempre a punti: tre secondi posti, un terzo, un quinto e un sesto. All’ottava gara, a Monza, vince. Quell’anno Clark domina il campionato, ma Stewart è buon terzo.

Dal 1966, però, la strada diventa in salita. La BRM non si adatta bene al cambio di regolamento e Stewart, dopo aver vinto la prima gara dell’anno a Montecarlo, per due anni raccoglie poco. Nel 1966 inizia però il suo grande impegno per la sicurezza. A Spa ha un incidente a causa del quale rimane intrappolato nella sua BRM, con la tuta inzuppata di carburante e impossibilitato a uscire da solo.

“Rimasi intrappolato nella mia vettura per 25 minuti, impossibilitato a muovermi. Graham Hill e Bob Bondurant mi fecero uscire usando una chiave inglese di un kit di uno spettatore. Non c’era un dottore e non c’era un posto dove mettermi. In seguito, mi hanno messo nel retro di un furgone. Alla fine, un’ambulanza mi portò al Pronto Soccorso vicino alla torre di controllo dove mi lasciarono su una barella sul pavimento circondato da mozziconi di sigaretta. Mi misero poi su un’ambulanza con una scorta della Polizia, ma la scorta si perse l’ambulanza e il conducente non sapeva come arrivare a Liegi.”

Jackie Stewart

Da allora Stewart si mette a capo dell’associazione dei piloti, pretende che i circuiti lavorino per la sicurezza e che il casco integrale e le cinture di sicurezza siano obbligatorie. Il suo atteggiamento, in un’epoca in cui il rischio non è solo accettato, ma anzi fa parte paradossalmente del fascino delle corse, non è apprezzato da tutti.

Molti appassionati, parte della stampa e addirittura alcuni colleghi lo accusano di essere un vigliacco. Stewart, ovviamente, va per la sua strada e col suo impegno getta le basi delle corse moderne, un lavoro di valore inestimabile che ancora oggi fanno di lui non il pilota più vincente, ma forse il più importante della storia.

Attenzione, però, a pensare a Stewart come a un pilota tattico che non rischia. Jackie è imbattibile sul bagnato e in condizioni proibitive ed è fortissimo a Spa e al Nurburgring, i circuiti più pericolosi del tempo. Corre anche alla 500 Miglia di Indianapolis, dove domina fino a otto giri dalla fine, quando ha un giro di vantaggio su Graham Hill e la sua monoposto si rompe.

Dal 1968 Jackie torna a legare la sua storia a quella di Tyrrell, nel frattempo manager della Matra. La morte dell’amico Clark, scozzese come lui, pare quasi liberarlo dalla sua ombra. Nel ’68 lotta per il Mondiale fino alla fine, ma è secondo, vincendo tre gare. A Zandvoort e al Ring domina sotto il diluvio. In Germania si corre con la pioggia e la nebbia: Stewart dà quattro minuti di distacco al secondo!

Nel 1969 Stewart vince finalmente il Mondiale e lo fa dominando con la Matra di Tyrrell.
Jackie vince sei gare, spesso primeggiando dall’inizio alla fine. A fine anno ha quasi il doppio dei punti di Ickx, secondo e suo acerrimo rivale per la visione opposta dello spirito delle gare.

Nel 1970 Tyrrell usa i telai March, in attesa di costruire la sua vettura, e Stewart raccoglie poco, nonostante sia chiaro a tutti che è il più forte. Vince una sola gara ed è quinto alla fine. Nelle ultime gare debutta la Tyrrell e va subito fortissimo. L’anno è costellato di tragedie, da quella dell’amico Rindt a quelle di McLaren e Courage.

L’impegno per la sicurezza è sempre più grande; è proprio Jackie a raccontare un episodio che fa capire il clima di quegli anni:

“Un giorno, Helen ed io, decidemmo di fare un elenco di tutti gli amici che abbiamo perso a causa di incidenti durante delle gare automobilistiche, ci siamo fermati quando abbiamo raggiunto quota 50…”

Nel 1971 la Tyrrell è imbattibile e Stewart domina di nuovo: sei vittorie e di nuovo il secondo – stavolta Peterson – con la metà dei suoi punti. Il 1972 passa tra qualche guaio di salute e di affidabilità. Il titolo va a Fittipaldi e Stewart è secondo. L’anno dopo Stewart torna a dominare, approfittando anche della rivalità di Fittipaldi e Peterson in Lotus.

Jackie domina, vincendo cinque volte, ma è stanco. Molto prima della fine della stagione decide di ritirarsi, ma lo dice solo a Tyrrell; nemmeno Helen, l’adorata moglie, viene avvisata, per evitare che le ultime gare siano una tortura.

Cévert, il suo delfino, è pronto a raccogliere la sua eredità, mentre Jackie progetta di chiudere in grande, vincendo la sua gara numero 100 e salutando la compagnia.

A Watkins Glen, però, un’ultima tragedia gli rovina i piani: in qualifica muore Cévert, allievo prediletto e amico personale. Jackie vorrebbe comunque correre, ma Tyrrell decide di ritirare la sua squadra. Stewart rimane a 99 gare disputate: ben 27 le ha vinte. Solo cinque piloti hanno una media migliore della sua: Fangio, Ascari, Hamilton, Clark e Schumacher.

Stewart però rimane nell’immaginario per essere il primo pilota ad avere una sua vera e propria filosofia delle corse, è il primo a tradurre in parole molti pensieri che probabilmente tutti i piloti hanno avuto. Non solo, Stewart è anche uno dei pochi che si è permesso di rifiutare di correre per Enzo Ferrari, nonostante il Drake avesse ceduto a tutte le sue richieste. Ma questa è un’altra storia.

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