Andrea La Rovere

Ci sono storie bellissime ma sconosciute, fino a quando qualcuno non le racconta

Gilles Villeneuve e il 1979, la migliore annata del pilota

Gilles Villeneuve e il 1979, la migliore annata del pilota

L’otto maggio del 1982 muore Gilles Villeneuve. L’incidente avviene durante le qualifiche del Gran Premio del Belgio e porta via il pilota più amato da tutti. Un pilota che ha vinto poco ma che ha lasciato un segno indelebile.

“No one can do a miracle, but Gilles makes you wonder!”
[Jacques Laffite su Gilles Villeneuve]

Sono passati esattamente quarant’anni dall’otto maggio del 1982, quando Gilles Villeneuve compie il suo ultimo volo a Zolder. Un giro di qualifica inutile, un’incomprensione con l’esperto Jochen Mass, una Ferrari troppo veloce per gli standard di sicurezza dell’epoca, e per Gilles è la fine.

Davanti alle tv o ai box, nessuno vuole credere che sia davvero finita; Gilles Villeneuve ha abituato tutti a uscire dai rottami fumanti della Ferrari dopo ognuno dei suoi infiniti incidenti, sempre senza un graffio. Quella volta a Zolder, purtroppo, si capisce subito che non andrà così.

Pochi culti hanno resistito al tempo come quello di Gilles Villeneuve.
Il piccolo canadese, nonostante non abbia vinto molto, rimane nel cuore degli appassionati superiore a campioni che hanno sicuramente inciso di più a livello di numeri.

Questo in virtù di una serie di dinamiche: Gilles è velocissimo e corre senza alcun calcolo, badando a dare spettacolo e aggredendo ogni curva come se fosse l’ultima.
Un approccio che gli ha creato intorno il culto dei tifosi, ma gli ha forse precluso la possibilità di vincere di più, fino al tragico epilogo che lo ha definitivamente consegnato al mito.

Noi oggi lo vogliamo ricordare rievocando la stagione 1979, la sua migliore. Una stagione che, però, viene spesso travisata attraverso le lenti deformanti della leggenda.

Il 1979 inizia male, per la Ferrari.
A fianco di Villeneuve, confermato dopo un ’78 abbastanza deludente, arriva Jody Scheckter. L’esperto sudafricano è ritenuto uno dei piloti più forti al mondo, e Gilles pare condannato al ruolo di gregario. L’annata inizia con la vecchia T3, una monoposto sincera e affidabile, ma datata rispetto alle Lotus e Ligier a effetto suolo.

Nelle prime due gare i ferraristi soffrono: in Argentina non arrivano punti, in Brasile Villeneuve è quinto, Scheckter sesto. Dalla gara in Sud Africa, però, c’è la nuova T4, monoposto a effetto suolo anche se piuttosto tradizionale. Dopo una gara segnata da pioggia e scelte di gomma, Villeneuve trionfa davanti al compagno di colori.

A Long Beach, alla gara successiva, Gilles replica, stavolta senza rivali: parte dalla pole e vince dopo aver dominato dal primo giro. In molti lo danno per favorito del Mondiale. Scheckter è ridimensionato, ma non perde la calma.

E invece, da allora, inizia una fase centrale del Campionato disastrosa. Quando si parla della leggenda di Gilles, queste gare vengono spesso dimenticate; eppure, con un approccio diverso, Villeneuve sarebbe potuto essere campione del mondo. In Spagna Gilles commette una serie di errori e finisce fuori dai punti; a Zolder si fa coinvolgere nella bagarre del primo giro e finisce in fondo alla classifica.

La rimonta del Belgio è straordinaria, ma anche emblematica del carattere di Gilles: da ultimo si ritrova terzo, con una gara degna di Clark. Villeneuve però insiste troppo, vuole raggiungere Laffite, lontano al secondo posto. Tira troppo e finisce la benzina a duecento metri dal traguardo.

A Montecarlo, Villeneuve per tutta la gara segue come un’ombra Scheckter. La sua guida aggressiva, quella che tanto entusiasma i tifosi, gli costa però cara: mentre Jody domina, Gilles rompe la sua Ferrari. A Silverstone e Hockenheim ancora due gare opache. L’estate orribile di Villeneuve è mitigata solo dal secondo posto di Digione, quello del memorabile duello con Arnoux e della prima vittoria di una monoposto turbo, la Renault di Jabouille.

Oggi le ruotate tra Gilles e René fanno parte della leggenda della Formula 1; all’epoca, però, non tutti ne sono entusiasti. Scheckter, che l’iconografia descrive sempre come l’amico leale di Gilles, assieme a Lauda e Watson, protesta ufficialmente contro Villeneuve e Arnoux, contestando una guida troppo pericolosa. Gilles è furioso: “Chi ha paura dovrebbe restare a casa!”

Nel frattempo, però, si arriva a Zandvoort con Gilles che ha raccolto un altro secondo posto in Austria e Scheckter che continua a segnare punti in modo spietato. Jody è vicino alla conquista del titolo e Villeneuve tenta il suo ultimo, disperato assalto. In Olanda Gilles domina, ma Jones con la Williams lo raggiunge e il canadese tenta di resistere a oltranza, con le gomme ormai rovinate.

A un certo punto una gomma esplode ed esce di strada; Gilles non si arrende e compie una delle sue imprese più discusse: un giro su tre ruote ad altissima velocità, macinando gomma, cerchio, semiasse e sospensioni. Una manovra discutibile e pericolosissima, oltre che inutile.

A Monza, ormai fuori dai giochi, Gilles è il fedele gregario di Scheckter. Nelle ultime gare, forse senza la pressione della lotta per il titolo, Villeneuve torna quello fortissimo di inizio anno. Secondo in Canada e primo a Watkins Glen: alla fine, il titolo gli sfugge per quattro miseri punti.

Nessuno lo può ancora sapere, ma il 1979 rimarrà l’unico anno in cui Gilles lotterà per il Mondiale, prima di annate deludenti su monoposto poco competitive. Prima di quel tragico otto maggio di tre anni dopo.

È interessante ricordare a proposito di Gilles quello che disse Nigel Roebuck, grande giornalista britannico. Nigel ricorda l’atteggiamento di Lauda il giorno della morte di Villeneuve: “Niki Lauda era terribilmente sconvolto. Qualcuno lo sentì dire che “era il migliore di tutti noi. Anni dopo telefonai a Niki per chiedergli un ricordo di Gilles e con mio grande stupore, nel giro di due o tre minuti Niki era in lacrime. Mai visto in nessun altro momento. Ho detto: ‘Niki mi dispiace tanto, non ho chiamato per farti arrabbiare.’ Alla fine, si è ripreso e ha detto: ‘Ho amato quel ragazzo. Non ho mai incontrato nessuno come lui.’ Gli ho chiesto della citazione, che Gilles era il migliore e lui ha detto, ‘Sì, lo era. Senza dubbio.”

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