Ogni epoca della Formula 1 ha i suoi dominatori, piloti destinati a stracciare ogni sorta di record. Vicino a questi ci sono i Re senza corona, e uno di questi è Jacky Ickx.
Il Re senza corona per eccellenza è Stirling Moss, ben sedici vittorie senza riuscire a vincere il Titolo Mondiale; il tutto in un’epoca in cui si correvano otto gare all’anno e le carriere erano mediamente più brevi. Jacky Ickx ha al suo attivo un bottino di otto vittorie: è il suo incredibile talento a farlo annoverare tra i piloti che avrebbero meritato il titolo.
Jacky Ickx nasce a Bruxelles il giorno di Capodanno del 1945.
Le stimmate del campione multidisciplinare si vedono subito; il giovane Jacky si appassiona subito al ciclismo, tanto che sarà grande amico e compagno di allenamenti di Eddie Merckx. Il padre è un giornalista automobilistico e pilota dilettante, e Jacky subito si innamora dei motori.
Debutta sulle due ruote, cosa allora comune, ma con la peculiarità di dedicarsi al Trial. La disciplina, basata più su equilibrio, pazienza e regolarità, gli sarà sicuramente d’aiuto per la sua guida pulita e adatta alle gare di durata. Ickx è un campioncino: vince i campionati del Belgio ed europei. Dopo un breve assaggio in pista con le moto, passa alle auto, il suo vero amore.
In pochi anni si fa notare nelle competizioni per vetture turismo e nelle cronoscalate; la svolta avviene grazie al suo primo mentore, Ken Tyrrell, che lo fa debuttare in monoposto. Il primo contatto col mondo della Formula 1 è indiretto ed estremamente traumatico. Negli anni ’60, al Gran Premio di Germania, gli organizzatori escogitano un espediente per rimpinguare la griglia di partenza.
Oltre alle Formula 1, è permesso partecipare anche alle Formula 2. Jacky Ickx, giovane ma già velocissimo, si qualifica primo tra le auto della formula minore, davanti addirittura a varie Formula 1. Al via, però, una rovinosa collisione con John Taylor, veterano della Brabham, mette fine alla sua gara. A John va peggio: imprigionato nel rogo dei rottami della sua macchina, rimane ferito e respira i fumi venefici. Morirà circa un mese dopo.
Ickx sperimenta subito quindi il buono e il cattivo delle competizioni della sua epoca; se da una parte un pilota del suo talento può emergere anche senza grandi mezzi, dall’altra le piste somigliano spesso a un sanguinoso campo di battaglia.
Nel 1967 il belga è ancora in Formula 2, dove vince il primo Campionato Europeo della categoria. Al Ring ripete l’esperienza dell’anno prima, impressionando tutti. Con la Matra di Formula 2 fa registrare il terzo tempo assoluto: solo Clark e Hulme fanno meglio di lui, le altre Formula 1 sono tutte dietro. A Monza Ickx assaggia anche la vera Formula 1, una Cooper poco competitiva che porta comunque al sesto posto; è il suo primo punto.
A questo punto entra in scena il secondo – solo cronologicamente – mentore di Jacky Ickx: Enzo Ferrari. Il Drake ha sotto contratto Chris Amon, pilota fortissimo ma perseguitato dalla sfortuna. Per il 1969 vorrebbe Jackie Stewart, ma l’accordo salta. Ferrari mette allora i suoi occhi di talent scout su Ickx, 22enne a malapena esordiente.
Nelle prime gare Ickx è guardingo, fa un po’ fatica a adattarsi, ma in Belgio – la sua terza gara – è già in prima fila. La Ferrari è molto competitiva, Amon è in pole ma la sua proverbiale iella lo colpisce già dopo otto giri. Su una delle piste più veloci e pericolose della storia, Pierino la peste – come lo chiama già qualcuno – è terzo.
Un mese dopo a Rouen, Jacky fa ancora meglio.
La gara si corre sotto un vero diluvio, l’ideale per la sua incredibile sensibilità di guida. Ricorrendo a inusuali traiettorie esterne, dove la pista è meno bagnata, Ickx stacca tutti: Surtees arriva dopo due minuti, Stewart è doppiato! Nelle retrovie – dove si corre la gara eroica delle comparse – un quarantenne alla sua seconda gara sbatte e perde la vita, è Jo Schlesser.
Il binomio trionfo-morte non abbandona il giovane Jacky: talmente giovane da essere un record per la Ferrari. Dovrà passare mezzo secolo e la vittoria di Leclerc per sottrargli il primato.
Ickx ha bruciato le tappe: è appena alla sua quinta gara ed è già in lotta per il Campionato. Dopo Monza, dove è terzo in volata con Servoz-Gavin, è secondo a soli tre punti da Graham Hill. Mancano tre gare e Jacky Ickx, alla prima stagione, ha la concreta possibilità di diventare Campione del Mondo. E invece, due settimane dopo, nelle qualifiche al Mosport, l’acceleratore della Ferrari si blocca e Ickx esce di strada violentemente.
Il pilota si rompe una gamba: deve saltare due gare e rinunciare ai sogni di gloria. Alla fine del suo primo anno è quarto, solo Hill, Stewart e Hulme hanno fatto meglio di lui.
Quando pare nato un binomio imbattibile – Ickx-Ferrari – avviene il divorzio. Il Drake lo vuole solo in Formula 1 e Jacky non ci sta. All’epoca il Mondiale Sport è altrettanto ricco e i piloti partecipandovi raddoppiano i guadagni. Ferrari, che ha un occhio di riguardo per Pierino, non si impunta e Ickx corre con la Brabham.
Ickx si adatta subito, ma Stewart è troppo forte e a Monza è già Campione. Il belga vince al Nurburgring e al Mosport, dove butta fuori Stewart, e alla fine è vice-campione.
A differenza di tante altre testimonianze, quella di Ickx su Ferrari lo descrive sempre come un uomo gentile e disponibile; al punto da perdonare il divorzio dell’anno prima e riprendere Ickx come caposquadra per il 1970. Sarà un anno storico.
Ickx guida la celebre 312B ed è affiancato in modo discontinuo da due debuttanti, Clay Regazzoni e Ignazio Giunti. L’inizio del Campionato è tremendo: la monoposto è veloce ma inaffidabile. Dopo sette gare Rindt, con la Lotus, ha 36 punti, Ickx appena quattro!
In Germania inizia la rimonta. Rindt vince ancora – per l’ultima volta – Ickx è secondo in volata. La 312 è ormai a punto e a Zeltweg domina, proprio in casa di Jochen Rindt, prima e seconda in parata con Ickx e Regazzoni. A Monza la tragedia: durante le qualifiche Jochen Rindt si schianta alla Parabolica per un cedimento meccanico e muore.
A quel punto Ickx è ancora in corsa per il titolo, anche se è una rimonta controvoglia: in fondo, nessuno vorrebbe superare Rindt. E così è. Ickx vince ancora in Canada, ma alla fine dell’anno è ancora secondo.
“Meglio così, non mi sarebbe piaciuto strappare il titolo a Jochen, che lo meritava pienamente.”
Jacky Ickx
Nello stesso anno, non è solo la morte di Rindt a far riflettere sulla sicurezza; lo stesso Ickx, al Jarama, è protagonista di un drammatico incidente. Siamo al primo giro, la BRM di Oliver ha un cedimento e tira diritto in curva, travolgendo la Ferrari di Ickx. Le due vetture diventano due palle di fuoco e solo la prontezza di riflessi dei due evita la tragedia. Incredibilmente, anche per gli standard dell’epoca, la gara va avanti coi rottami che bruciano in pista e i commissari che cercano di spegnere l’incendio per un numero imprecisato di giri.
“Erano le fiamme la vera insidia. Al Gran Premio di Spagna 1970, a Jarama, la mia Ferrari si trasformò in un rogo perché Jackie Oliver mi colpì sul fianco. Eravamo appena partiti e i serbatoi erano pieni. L’estintore di bordo mi dava qualche secondo di sopravvivenza ma poco dopo le fiamme mi avevano raggiunto ed io sapevo che nessuno poteva entrare in quel rogo senza una tuta di amianto. E a Jarama i commissari ne erano sprovvisti. Dovevo uscire da solo. Oppure morire.”
Jacky Ickx
Per il 1971 Ickx è il grande favorito, visto anche che Stewart corre con la debuttante Tyrrell. E invece è ancora il dominio dello scozzese. Per il nostro, solo le briciole della vittoria ancora sotto il diluvio a Zandvoort. La seconda parte di stagione è un disastro, la Ferrari si rompe sempre e Ickx alla fine è solo quarto.
L’anno dopo le cose non cambiano, tanti piazzamenti e il quarto posto finale. La Ferrari è competitiva solo a tratti e sul più bello manca sempre l’affidabilità. Ickx non è già più l’enfant prodige, ora c’è Emerson Fittipaldi, il più giovane Campione del Mondo della storia. Jacky trionfa a modo suo al Ring, dove è maestro; gli chiedono quale sia il suo difetto come pilota e lui risponde: “Non ho alcun difetto”.
Quando per Ickx il bello sembra debba ancora arrivare, inaspettato inizia il declino. La Ferrari è talmente in crisi che il Drake diserta alcune gare; Jacky non ci sta a saltare il Nurburgring e rimedia una McLaren: l’idillio con la Ferrari è finito. Ickx se ne va proprio prima del 1974, quando le monoposto italiane torneranno a volare.
Alla fine dell’anno Ickx è solo nono e si fa tentare dalle sirene della Lotus e di Colin Chapman. La scelta pare quella giusta, la Lotus è fortissima e ha perso il titolo solo per i contrasti interni tra Fittipaldi e Peterson, per cui Chapman stravede. Gli anni con le nere vetture inglesi sono disastrosi; Peterson è fortissimo e accentra tutte le attenzioni, Ickx appare demotivato e fatica a trovare il feeling con la Lotus 72.
Vince la Corsa dei Campioni a Brands Hatch, manco a dirlo sotto il diluvio, ma la gara non vale per il Campionato. In due anni segna appena 17 punti: la sua storia d’amore con la Formula 1 finisce così. Negli anni successivi correrà ancora, ma solo per il gusto di correre; come a Montecarlo, nel ’77, quando arriva da turista e la Ensign gli offre il posto di Regazzoni, impegnato a Indianapolis. Ickx si qualifica senza aver mai provato e in gara arriva decimo.
L’ultimo ritorno di fiamma nel 1979, quando Ligier lo chiama per sostituire Depailler, infortunatosi col deltaplano. Jacky non conosce le wing-car e non riesce nell’adattamento, ottenendo giusto un paio di piazzamenti e annunciando il ritiro definitivo dalla massima serie.
La seconda vita di Jacky Ickx nelle altre corse è però fenomenale.
Ickx corre ovunque; nelle Sport è già un asso da sempre e ritocca il suo record alla 24 Ore di Le Mans, che vince ben sei volte. Nel 1982 e nel 1983 vince il Campionato Mondiale Endurance con la Porsche; nello stesso ’83 dimostra la sua duttilità vincendo il raid Parigi-Dakar. Nel suo Palmares anche Sebring e Daytona.
Il suo carattere lo rende un personaggio che spesso divide. In Belgio la sua popolarità è incredibile e ancora oggi Ickx è impegnatissimo in campagne benefiche in Africa, a fianco della moglie Khadja Nin, cantante burundese. La figlia Vanina è a sua volta una pilota di buon successo.
Anche se a volte Ickx non è parso pienamente a suo agio per le battaglie sulla sicurezza – forse più per l’antagonismo con Stewart che per reale convincimento – a fine anni ‘60 dà anche lui una lezione in questo senso. E una di anticonformismo.
Siamo a Le Mans, la 24 ore è all’epoca la gara più importante dell’anno. Come ai tempi pionieristici la partenza è data ancora alla vecchia maniera; quando lo starter abbassa la bandiera, i piloti sono fuori dalle auto, sull’altro lato della pista. Devono correre, salire in macchina, allacciarsi le cinture, mettere in moto e partire a razzo. Per guadagnare qualche secondo, molti evitano di stringere le cinture, con esiti spesso nefasti.
Quell’anno Ickx, in aperta polemica con gli organizzatori, non partecipa a quel rito.
Al gesto del mossiere, Jacky attraversa la pista passeggiando, quasi fischiettando, sale in auto con calma e si allaccia comodamente le cinture; aspetta che tutti siano partiti e solo allora si avvia, ultimo.
Manco a farlo apposta, al primo giro John Woolfe – con una Porsche 917 – sbatte e viene sbalzato fuori dall’auto. Lui le cinture non le aveva allacciate e perde la vita. Ickx recupera e vince la sua prima 24 ore, dall’anno dopo il via non verrà più dato alla vecchia maniera. Il trionfo di Jacky è su tutti i fronti.
Ma – come dicevamo – la figura di Ickx è anche legata a eventi tragici e a infinite e sterili polemiche. Nel 1985 è coinvolto a Spa in un incidente col giovane rivale Stefan Bellof, che perde la vita; un incidente che – benché provocato da una manovra piuttosto pericolosa di Bellof – gli provoca tuttora gli attacchi dei tifosi del tedesco. Altro episodio discusso è quello del Gran Premio di Montecarlo del 1984, dove Ickx è direttore di corsa.
La colpa che gli viene imputata è quella di aver sospeso la gara per la troppa pioggia, proprio mentre Senna si stava avvicinando al leader Prost. Ovviamente la sua è una decisione del tutto legittima, che trova d’accordo la maggior parte dei piloti, date le condizioni impraticabili della pista, eppure ancora oggi gli viene rimproverato di aver voluto favorire Prost; questo perché, secondo una complicata teoria del complotto, la McLaren del francese era motorizzata dalla Porsche, per cui Ickx correva nell’Endurance.
Pierino la peste, lo chiamavano, per il carattere poco incline a compromessi e per le dichiarazioni spesso fuori dal coro. E ancora oggi fa piacere leggere le acute osservazioni di Jacky Ickx, per nulla nostalgiche di un mondo che ha molto amato e sempre proiettate al futuro del motorsport e non solo.
E senza nessun rimpianto per quella corona che – come per Moss, Peterson o Reutemann – gli è sempre sfuggita.