Sul mio vecchio sito avevo una rubrica che analizzava grandi registi attraverso i loro sette film migliori. In attesa di riprendere a scrivere di cinema, vi ripropongo l’analisi dedicata ad Alfred Hitchcock.
La cosa che subito salta all’occhio analizzando la filmografia del Maestro del Brivido è che, a differenza di quello che capita spesso tra i grandi artisti, che spesso danno il meglio nelle loro prime opere, i suoi capolavori sono quasi tutti stati girati nella sua piena maturità. Alfred Hitchcock spende la prima parte di carriera nella natia Inghilterra; un inizio promettente, con almeno un paio di pellicole riuscitissime; L’Uomo Che Sapeva Troppo fu ripreso poi a Hollywood.
Hitchcock intorno agli anni ’40 emigrò negli Stati Uniti, dove gira una serie di film passati alla storia. Rebecca, Io Ti Salverò, Il Sospetto, Notorius, sono i suoi primi capolavori. Alfred metterà però a segno i suoi colpi più brillanti tra gli anni ’50 e i primi ’60. Hitchcock concluderà la carriera con una serie di pellicole dignitosissime, su tutte lo stupefacente Frenzy.
Ma il nucleo dell’opera del Maestro si concentra appunto nel periodo citato. Andiamo a vedere.
7. Frenzy (S/T)1972
Capolavoro senile di Hitchcock, Frenzy omaggia la sua filmografia in alcuni temi; dal serial killer all’uomo comune che, scambiato per il colpevole, si improvvisa detective per difendersi. La discontinuità sta nella scelta delle protagoniste femminili, tutte attrici di teatro poco conosciute e nell’uso esplicito di scene di violenza e nudo.
Film ambientato e girato in Inghilterra, dopo anni di produzioni hollywoodiane, contiene, anche a livello registico, gli ultimi guizzi del fuoriclasse.
6. Il Delitto Perfetto (Dial M For Murder) 1954
Altro lavoro prettamente teatrale che vanta negli anni innumerevoli rivisitazioni e imitazioni, Il Delitto Perfetto è un film di una perfezione inavvicinabile. Potrebbe essere il capolavoro della filmografia di decine di registi importanti, ma non per il Maestro. Favoloso l’incastrarsi di ogni elemento della cervellotica messa in scena, senza lasciare aperta nessuna falla narrativa. Sublime la recitazione all’insegna dell’understatement dei protagonisti. Su tutti un impagabile Ray Milland nel ruolo di un appesantito ex tennista professionista che trama di uccidere la moglie, un’abbagliante Grace Kelly. Nulla andrà come previsto. Menzione a parte per lo stupendo John Williams nella parte dell’Ispettore Hubbard.
5. Nodo Alla Gola (Rope) 1948
Uno dei primi capolavori di Hitchcock, all’epoca non apprezzatissimo, è un film fortemente innovativo; è il primo tentativo di pellicola girata completamente in piano-sequenza. La cosa era tecnicamente impossibile all’epoca per motivi tecnici, ma venne superata grazie a brillanti trovate.
La trama narra una storia di chiara impostazione teatrale, tratta da un fatto di cronaca. La vicenda è quella di due amici che uccidono per il solo gusto di vedere che effetto fa. Un canovaccio che purtroppo tornera periodicamente alla ribalta della cronaca nera, anche ai giorni nostri. Tutto è perfetto come in un congegno a orologeria, in primis la recitazione – su tutti James Stewart – e i dialoghi. Forti implicazioni filosofiche.
4. La Donna Che Visse Due Volte (Vertigo) 1958
Uno dei grandi capolavori di Hitchcock, con l’ennesima eccelsa prova del fido James Stewart. Vertigo oggi non manca mai in qualsiasi classifica sui più grandi film della storia, a volte anche al primo posto. All’epoca non ebbe grande successo, forse perché troppo complesso e all’avanguardia per quegli anni.
La storia contorta del poliziotto Scottie, che perde per due volte la donna amata tra presunte possessioni, vertigini, scene cult e i soliti dialoghi brillanti, dà modo a Hitchcock di sfoggiare nuove trovate tecniche, tra cui l’inquadratura che simula le vertigini del protagonista; tecnica che da allora prenderà il nome di effetto Vertigo.
3. La Finestra Sul Cortile (Rear Window) 1954
Nello stesso anno del Delitto Perfetto il Maestro del Brivido sforna un altro, ancora più grande, capolavoro, di nuovo di impianto fortemente teatrale. La Finestra Sul Cortile mischia temi cari al regista inglese, dalla commedia sofisticata alla suspence; dal vouyerismo all’arguta metafora sul cinema. Hitchcock riesce a non annoiare in quasi due ore di ambientazione claustrofobica che faranno storia nel cinema thriller a venire.
Sempre sugli scudi due attori feticcio di Hitchcock, il solito James Stewart e Grace Kelly, qui forse all’apice del suo algido fascino. E, tra un colpo di scena e l’altro, riflessioni sul rapporto di coppia, forse un po’ datate.
2. Gli Uccelli (The Birds) 1963
Siamo di fronte, anche secondo una famosa critica di Fellini, a uno dei film migliori dell’intera storia del cinema. Una metafora filosofica criptica sul rapporto dell’uomo con la natura, secondo alcuni. Un finale aperto che all’epoca lasciò più di un critico con l’amaro in bocca. Gli Uccelli, che narra l’inspiegabile rivolta degli uccelli in una tranquilla cittadina della California, rimane uno dei film più terrificanti di sempre. Il film è sospeso tra il tradizionale incipit hitchcokiano, all’insegna della commedia raffinata, e il successivo incedere quasi da horror dalla forte carica innovativa.
Il repertorio del cineasta c’è tutto; inquadrature dall’alto, lo stupefacente uso di effetti speciali e, soprattutto, sonori, con l’assenza totale di musica. E lo splendido finale, un’immagine quasi da Giudizio Universale. Alla fine non c’è una spiegazione; punizione divina o il cosmo impazzito che sia, a noi rimane una delle esperienze visivamente più forti a cui assistere al cinema.
1. Psyco (Psycho) 1960
Il masterpiece della carriera di Hitchcock, e uno dei film più importanti della storia, era nato come un progetto a basso costo. A questo, probabilmente, si deve l’uso suggestivo del bianco e nero. La storia dello psicopatico Norman Bates, giovane solitario, succube dell’anziana madre, terrorizza gli spettatori ormai da oltre cinquant’anni.
Grande successo di pubblico e vero forziere di scene entrate nel mito, a partire dall’omicidio sotto la doccia, non ebbe il plauso unanime della critica. Forse perché Psyco fu un episodio di grande rottura all’interno della cinematografia di Hitchcock.
L’uso del bianco e nero (già presente sì in Io Confesso e Il Ladro, ma con ben altri toni), la violenza esplicita e la quasi totale mancanza di scene di alleggerimento sempre presenti anche nei suoi film più cupi, ne fanno un caso unico. Un film e un personaggio immensi, prototipi di decine di opere successive, e da cui Anthony Perkins non sarebbe riuscito più a liberarsi.
Questo articolo è stato pubblicato in origine su ALR ART BLOG. Lo potete leggere qui.