“𝑰𝒍 𝒕𝒆𝒍𝒆𝒗𝒊𝒔𝒐𝒓𝒆 𝒆̀ ‘𝒓𝒆𝒂𝒍𝒆’, 𝒆̀ 𝒊𝒎𝒎𝒆𝒅𝒊𝒂𝒕𝒐, 𝒉𝒂 𝒅𝒊𝒎𝒆𝒏𝒔𝒊𝒐𝒏𝒊. 𝑽𝒊 𝒅𝒊𝒄𝒆 𝒍𝒖𝒊 𝒒𝒖𝒆𝒍𝒍𝒐 𝒄𝒉𝒆 𝒅𝒐𝒗𝒆𝒕𝒆 𝒑𝒆𝒏𝒔𝒂𝒓𝒆, 𝒆 𝒗𝒆 𝒍𝒐 𝒅𝒊𝒄𝒆 𝒄𝒐𝒏 𝒗𝒐𝒄𝒆 𝒅𝒊 𝒕𝒖𝒐𝒏𝒐. 𝑫𝒆𝒗𝒆 𝒂𝒗𝒆𝒓𝒆 𝒓𝒂𝒈𝒊𝒐𝒏𝒆, 𝒗𝒊 𝒅𝒊𝒕𝒆: 𝒔𝒆𝒎𝒃𝒓𝒂 𝒕𝒂𝒍𝒎𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒄𝒉𝒆 𝒍’𝒂𝒃𝒃𝒊𝒂!
[𝑹𝒂𝒚 𝑩𝒓𝒂𝒅𝒃𝒖𝒓𝒚 – 𝑭𝒂𝒉𝒓𝒆𝒏𝒉𝒆𝒊𝒕 451]
Fahrenheit 451 fu una delle prime letture a colpirmi in modo profondo, e così il film, un raro caso di pellicola all’altezza del libro, e del resto Truffaut non era l’ultimo arrivato.
Negli anni l’ho letto, riletto, regalato, prestato e perduto in chissà quale trasloco dei tanti; quella nella foto è la versione assai proletaria che ho attualmente, accorpata con le belle Cronache Marziane e trafugata in qualche mercatino per pochi spiccioli.
Ma conta la sostanza, e in Bradbury ce n’è molta più di quanto non si creda; Bradbury concepì la prima idea del plot proprio indignato dal fatto che nelle biblioteche pubbliche non trovasse mai volumi di fantascienza: era un genere troppo commerciale.
La trama è quella risaputa, ve l’accenno appena; in una società di un futuro prossimo, i libri sono stati vietati perché colpevoli di educare le menti al pericoloso esercizio del pensiero.
Non solo, La Milizia del Fuoco, ben strano corpo di vigili del fuoco, anziché spegnere gli incendi, si occupa di appiccarli proprio sui libri clandestini.
Montag, il protagonista, è proprio uno di questi pompieri.
Svolge il suo lavoro con fredda professionalità e pacata apatia; un giorno viene incuriosito dal comportamento di un’anziana che cela in casa un gran numero di libri. La donna preferisce farsi bruciare viva, piuttosto che separarsi dai suoi libri.
Da quel momento, Montag inizia a poco a poco a leggere.
Le conseguenze saranno significative e irreversibili.
“Capite ora perché i libri sono odiati e temuti? Perché rivelano i pori sulla faccia della vita. La gente comoda vuole soltanto facce di luna piena, di cera, facce senza pori, senza peli, inespressive.”
Ma Fahrenheit 451 cela molto altro, dalla critica al maccartismo a quella palpitante al consumismo e all’American way of life, fino all’incomunicabilità e allo strapotere dei mass media (e non c’erano ancora i social!). E inoltre è un raro caso di distopia che si legge in grande scioltezza.
Insomma, se volete un consiglio, leggete Bradbury: Fahrenheit 451, le Cronache Marziane e soprattutto i racconti, storie brevi con ribaltamenti e improvvisi lampi di poesia che ti mandano al tappeto. Ve lo do io, ma è comunque un buon consiglio.
”…sapete cosa ho scoperto?”
“Che cosa?”
“Che la gente non dice nulla”
“Oh, parlerà pure di qualche cosa, la gente!”
“No, vi assicuro. Parla di una gran quantità di automobili, parla di vestiti e di piscine e dice che sono una meraviglia! Ma non fanno tutti che dire le stesse cose e nessuno dice qualcosa di diverso dagli altri…”
Ah, una curiosità per chi pensa che un libro assurto a icona culturale debba essere una cosa un po’ pesantuccia: la prima versione di Fahrenheit 451 uscì a puntate nel 1953 su Playboy.